Si parte. Cerco di postare un capitolo alla volta. Alla fine raccoglieremo la traduzione completa in un pdf che verrà archiviato da qualche parte del forum (Denis vedrà). All’inizio di ciascun “capitolo” metterò qualche mia considerazione soprattutto in relazione al lavoro di traduzione. Finora ho fatto solo l’introduzione e i primi due capitoli (mi ha acchiappato, la cosa). La “polpa” vera deve ancora venire, vedremo.
All’inizio, ho avuto la sensazione di cannare completamente la traduzione. L’esordio sembrava andare nel senso opposto rispetto alle mie aspettative. Pare quasi che l’autore ci dica: “ragazzi non sprecate energie inutilmente, quello che avete a disposizione è già buono per ricavarne ottimi coltelli senza che vi stanchiate a battere ferro inutilmente”. Mah, Vediamo dove si va a parere…
Ho avuto una certa difficoltà a restituire il senso dei termini “smithing” oppure “hammering” soprattutto quando affiancati al termine “forging”. Verrebbe da dire che sono sinonimi: “smithing” deriva da “smith”, fabbro. “hammering” da hammer, martello. Insomma il concetto, più o meno, è quello. In realtà nel testo i termini vengono utilizzati con significati diversi: l’autore usa il termine “forging” per descrivere l’atto di produzione della lama o dell’utensile (i fabbri “veri” sanno prodursi tutto in autonomia partendo dai materiali di base. A riguardo è estremamente interessante il libro: Basic Blacksmithing di Harries e Heer che potete scaricarvi qui: http://knifemaking.altervista.org/index_libri.html). Il termine “hammering” lo utilizza quando parla del condizionamento del materiale di base, soprattutto quando utilizzato con riferimenti alle tecniche antiche di produzione dell’acciaio: prima bisognava eliminare le impurità del metallo usando il martello, solo in seguito si potevano forgiare gli utensili. Il termine “smithing” racchiude il senso della nostra espressione “arte fabbrile”, può venire utilizzato quindi in senso lato o al posto del termine “forging”, non sono riuscito a restituire la sfumatura per cui spesso l’ho tradotto con forgiare o forgiatura, non me ne vogliate.L’articolo che segue è basato sulla mia lezione "La verità sulla forgiatura" presentato al seminario New England Bladesmith Gilde ad Ashokan nel 2004.
Forgiatura, una volta per tutte!
La verità sulla forgiaturaChiunque abbia un interesse poco più che passeggero per i coltelli si sarà certamente imbattuto nella vecchia controversia forgiatura contro asportazione.
Anche se io stesso sono un forgiatore, ho ammirato spesso l’autocontrollo che i miei fratelli asportatori dimostravano quando veniva loro detto che i loro coltelli erano inferiori dato che non avevano battuto l’acciaio col martello. Questo suona particolarmente ironico: se si pensa a quante cose possono andare storte durante la forgiatura, è molto più probabile ottenere un coltello migliore usando solo la levigatrice!
Tuttavia ci sono pochi argomenti così saturi di polemiche come la forgiatura, principalmente è dovuto ad una selva di congetture e da opinioni gratuite di gente che sa ben poco di quello di cui parla così spavaldamente.
Una volta pensavo che il popolo dei coltellinai stesse evolvendo ad una velocità tale che la sciocchezza riguardo la superiorità della lama forgiata sarebbe ben presto scomparsa.
Con la gente che aveva acceso a buone informazioni e grazie alla popolarità che la forgiatura ha incontrato, il mio auspicio era che questa attività potesse mantenersi sui propri meriti senza dover ricorrere ai vecchi spudorati e fasulli proclami. Ma la stessa magnifica materia continua a venire reimpachettata per una prossima generazione di PR (ndt: probabilmente PR sta per Public Relations nel senso di addetti alla comunicazione)
In risposta a questa triste condizione, vi propongo i paragrafi che seguono nella speranza di fare abbastanza luce su questo argomento ed eliminare alcune errate convinzioni una volta per tutte e in una forma per cui non serva una laurea in ingegneria per capire.
Nello studio di queste materie mi sono convinto che una buona parte della scienza è semplicemente la riformulazione del senso comune e di concetti semplici da capire in termini solo più precisi e specifici, insomma tecno-chiacchiere. Mi scuso in anticipo se alcune di queste risulteranno più pesanti del previsto.
Perché tutto questo pio desiderio di forgiatura? La lavorazione per asportazione consiste in niente di più di una barra di acciaio, una levigatrice e dalla volontà di rimuovere tutto quello che non assomiglia ad un coltello.
La forgiatura implica maggiori spese per attrezzi, spesso un laboratorio separato, un sacco di tempo trascorso su di un imprecisabile lavoro, in un caldo soffocante e intrisi di sudore, comporta ustioni ed una insana dose di rischi respiratori.
Forse molti dei deliri di grandezza dei forgiatori derivano dalla necessità di giustificare tutti i problemi in più che hanno. Un altro aspetto del problema che non può essere ignorato e quello che mi piace definire “culto degli antenati”. Conoscete il luogo comune per cui tutti i prodotti moderni sarebbero spazzatura perché, per farli, è venuta meno la motivazione o la saggezza rispetto a come si facevano in tempi antichi. Devo ammettere che nella società moderna dell’”usa e getta” questa affermazione può essere vera per molte cose, ma per qualcosa di così critico per il processo di civilizzazione come la produzione dei metalli, i cambiamenti raramente sono andati nella direzione sbagliata. Nel passato un fabbro doveva stare sull’incudine per ore anche solo per produrre materia grezza ma, come vedremo, per varie ragioni oltre alla convenienza oggi non è più il caso.
Il vecchio adagio “non si lavora più come si lavorava una volta” è andato bene solo fino ad ora. Quanti di noi, se gravemente malati, avrebbero scelto un barbiere del 14esimo secolo anziché un chirurgo del 21esimo (ndt: si riferisca alla pratica del salasso che, fino alla fine del ‘700, veniva eseguito dai barbieri. Nel Barbiere di Siviglia, Figaro nella sua celebre aria “Figaro qua, Figaro là” viene sollecitato da un cliente proprio perché le vengano applicate le “sanguigne”, le sanguisughe).
La mia ricerca mi ha dimostrato che la forgiatura dà un acciaio migliore…di quello del lingotto! L’acciaio in lingotto che arriva direttamente dal processo di colata, richiede una pesante riduzione e deformazione per migliorare le sue proprietà riuscendo ad eliminare alcune condizioni indesiderabili, ridistribuendo fragili segregati interni, chiudendo porosità e disperdendo eventuali inclusioni indesiderate. Per questo motivo tutti gli acciai colati tradizionalmente vengono sottoposti a pesanti operazioni di laminazione subito dopo la colata. E’ buffo notare che da questo punto di vista anche che lavora per asportazione utilizza acciai forgiati.
Sa un po’ di arroganza prendere un pezzo di acciaio il cui spessore è stato ridotto da un piede a frazioni di pollice, martellare un bisello per lato e quindi affermare con orgoglio che abbiamo prodotto un acciaio migliore forgiandolo. In confronto a queste riduzioni di massa, i nostri striminziti colpi di martello rappresentano perlopiù la ripetizione di un trattamento termico e, se poi si considera che anche nella forgiatura usiamo le temperature raccomandate allora veramente si riduce tutto ad un mero trattamento termico.