Dopo che Moreno mi ha fatto conoscere il 100Cr6, ho cercato di capirci un po’ di più:
E’ un carbonioso (C: 0,95 – 1,05) nato per la produzione di sfere e anelli da cuscinetti. Qualche costruttore lo commercializza anche il lastre, il che ha reso possibile la produzione di lame. Lo usano ad esempio la Busse e la Swamp Knives, si utilizza anche per coltelli da cucina di gamma medio-alta e, naturalmente, è parecchio diffuso anche tra i custom americani, forgiatori e damascari compresi. Raggiunge durezze (veramente) notevoli ma pare che sia facilmente riaffilabile. Cosa volete di più?
La denominazione Din è 100Cr6, Il W.N. è 1.3505, ma probabilmente diventa più familiare a molti di voi (soprattutto ai collezionisti) se riporto la denominazione AISI: 52100.
Nel corso di queste ricerche, ti trovo su British Blades un interessante articoletto:
Effetti sul 52100 dei cicli termici
Desideravo vedere se ci fosse qualcosa nella teoria della tempra multipla che potesse migliorare le dimensioni del grano.
Utilizzando due campioni prova di 52100, un forno Evenheat e olio di arachidi per lo spegnimento, ho riscaldato entrambi i campioni a 1010°C. Questo è circa 150°C al di sopra di quanto raccomandato dai produttori dell’acciaio per il processo di tempra (i valori raccomandati sono tra 815 e 840 °C)
Ho scelto 1010 °C perché, da quel che ho capito, questo è il valore per cui i carburi vanno in soluzione e si sciolgono (ho capito bene?)
Ho tenuto l’acciaio a questa temperatura per 5 minuti, sapevo che avrei ottenuto una certa crescita del grano. Quindi ho immediatamente spento l’acciaio nell’olio di arachidi freddo. Una volta raffreddati, ho spezzato i campioni sull’incudine in due pezzi con il martello. I campioni si sono spezzati con estrema fragilità come fossero di vetro.
Come mi aspettavo, ho riscontrato che il grano era grosso, facilmente visibile ad occhio nudo, le dimensioni erano quelle del sale da tavola.
Quindi ho fatto passare un campione attraverso tre cicli separati di normalizzazione portando la temperatura fino a 840°C e mantenendoli per 5 minuti ogni volta, lasciando che si raffreddassero fino al color nero in una stanza buia prima di iniziare ciascun ciclo successivo. Ho quindi riscaldato fino a 840°C per la quarta volta e spento per temprare.
Sul campione rimanente, non ho fatto nessuna normalizzazione o ricottura, ma ho proceduto direttamente ad un triplo ciclo di tempra/spegnimento.
Ciascuna volta scaldando a 840°C , mantenendo per 5 minuti e quindi spegnendo. Lasciando raffreddare fino a sotto i 200°C tra una tempra e l’altra.
Ho spezzato quindi entrambi i campioni per confrontare le rispettive dimensioni del grano.
La prima cosa notevole è stata che è stato molto più difficile spezzare entrambi i campioni.
Mentre prima, avevo potuto mettere il pezzo sull’incudine, farne sporgere una porzione e dare un colpo con il martello per spezzarlo come vetro, questa volta ho dovuto bloccarlo in morsa e colpirlo parecchie volte con una mazzetta per ottenere una rottura netta.
Risultati:
La dimensione del grano di ENTRAMBI i campioni si era ridotta sensibilmente.
Ad occhio nudo apparivano entrambi lisci come la seta, di un colore grigio chiaro…e il pezzo che NON era stato normalizzato sembrava avere un grano più fine!
Usando una lente, grazie all’ingrandimento, ho potuto distinguere una leggera differenza nelle dimensioni del grano… una percezione condivisa da mia moglie che non aveva idea di quale campione stesse guardando.
La mia conclusione, a questo punto è che con il 52100, non sembra necessario passare attraverso un triplo ciclo di normalizzazione per riparare la dimensione del grano che potrebbe essersi presentata per un eccessivo riscaldamento…. Passare attraverso tre cicli di tempra senza alcuna procedura di normalizzazione sembra che dia risultati buoni come un triplo ciclo di normalizzazione, e forse anche migliori.
Cosa comporta questo per le mie metodologie? Prima di questo esperimento, sono sempre stato molto attento a sottoporre la lega 52100 che usavo ad un triplo ciclo di normalizzazione…. come ad un triplo ciclo di tempra/spegnimento, utilizzando la mia forgia come fonte di calore ed affidandomi al colore ed alla variazione magnetica.
Adesso possiedo un forno Evenheat, so che le temperature critiche vengono misurate in modo molto preciso….. ed il mio esperimento mi suggerisce che l’affinamento del grano è lo stesso sia che effettui un triplo ciclo di tempra sia che ci aggiunga la tripla normalizzazione…. Significa che la tripla normalizzazione è ormai obsoleta?
Sono sempre stato fermamente convinto che delle buone tecniche di normalizzazione sono di grande aiuto per ridurre gli stress dovuti alla deformazione…. Ma ho anche sempre pensato che le buone tecniche di forgiatura, dove durante il processo il calore viene costantemente ridotto finchè, alle ultime calde l’acciaio appare, al buio, rosso scuro (qualcuno potrebbe definirla forgiatura a freddo) fa bene all’acciaio. In fatti, l’intero processo di forgiatura dal primo inserimento dell’acciaio sul fuoco agli ultimi colpi di martello, è per me un unico ciclo termico dell’acciaio…. A tal punto che quando la forgiatura si è completata, l’acciaio è già de-stressato e in uno stato “normale”. Credo che avrò bisogno di alcuni esperimenti per verificare questa teoria.
Comunque, non sono un esperto di queste cose, ho solo riportato cosa ho scoperto e cosa ritengo essere corretto..ma se avete qualsiasi dubbio, fate anche voi i vostri esperimenti e confrontiamoci poi sui risultati.
Alcune considerazioni a posteriori:
Intanto ammiro l’approccio pragmatico/sperimentale di questi signori, nella mia pur breve esperienza mi sono convinto che da noi (non sempre, ma molto spesso) nel migliore dei casi si parla per sentito dire e nei peggiori si sparano vere e proprie cazzate.
Considero quindi questo approccio come un esempio da seguire, sempreché si parta dal presupposto che l'unico vero obbiettivo è la qualità della lama almeno per coltelli da usarsi come tali.
Riguardo ai risultati sperimentali non sono in grado di esprimermi, noto soltanto che, a fronte dell’esperimento, l’autore si trova rivedere alcune sue convinzioni. Questo per me è un bellissimo risultato.
Un bel dubbio mi viene riguardo le ultime considerazioni che fa sulla “forgiatura a freddo”. L’amico si paracula un po’ dicendo che tali ipotesi dovrà verificarle. Dopo l’articolo di Cashen (ultimo capitolo) direi che considerare la “forgiatura a freddo” come parte del processo che conduce ad uno stato “normale” l’acciaio (virgoletto dove ha virgolettato l’autore) mi sembra più una illusione che un dato oggettivo, per me l’acciaio è in una condizione ben lontana dallo stato ricotto
Ma ovviamente lascio la parola agli esperti.
Hi babes!