Alcuni fabbri di damasco che conosco quando parlano del loro damasco non dicono “mio damasco” ma piuttosto “mio acciaio”. Molto spesso quando si approccia al damasco si fanno considerazioni estetiche sul lavoro, senza considerare che –a tutti gli effetti – si tratta di un acciaio fatto artigianalmente con caratteristiche che il fabbro volontariamente o involontariamente ha dato al prodotto finale. Sull’approccio estetico al damasco vorrei parlare in un altro post, qui propongo considerazioni di tipo “funzionale” e naturalmente scrivo come parlo (cioè un po’ rudemente…).
Le trasformazioni che abbiamo dopo la bollitura del pacchetto (cioè quando la saldatura è andata bene) riguardano la dimensione del grano (legata a T, al tipo di manipolazione che facciamo e al tipo di acciaio), lo stress indotto con le manipolazioni, la diffusione del carbonio.
Particolarmente importante è la diffusione del C: dentro un acciaio possiamo avere molti elementi (V, Ni, Mn, Mo, Si e cosi via) ma l’elemento più piccolo (cioè con più basso numero atomico) è il C. Quando ho bollito un acciaio con molto C con un acciaio con poco C questo tende a passare da dove è concentrato a dove è più rado (è un concetto intuitivo credo). Gli altri elementi si muovono ma sono grossi, lenti e non passano…. Quindi per esempio se faccio la bollitura di 1.2550 che ha di 0,6% C e 1.3537 che ha 1% C avrò una lama con contenuto medio di 0,8% se gli strati hanno massa uguale. Questo spiega il termine “mio acciaio”: entrambi gli acciai sono diversi (cos’è un 1.3537 con 0,8% di C?

) e insieme hanno caratteristiche diverse dagli acciai che erano nel pacchetto iniziale.
Nel mio approccio teorico al damasco mi è stato molto utile l’opuscolo scritto dal prof Verhoeven Metallurgy of Steel for Bladesmiths & Others who Heat Treat and Forge Steel
http://www.feine-klingen.de/PDFs/verhoeven.pdf dove indica che il carbonio impiega 11 secondi per passare da uno strato ad un altro. Un articolo di uno studente universitario (scusate ma non trovo le referenze) che ha fatto del damasco e poi l’ha analizzato dimostra che una billetta con strati da 3 mm in origine ha C completamente diffuso non all’allungamento della billetta iniziale ma solo dopo aver bollito la seconda. Ho cercato di rapportare questi dati al mio metodo di lavoro e io considero raggiunto la diffusione dopo 10/12 calde (influisce anche la messa a punto della forgia per ridurre la decarburazione).

A questo punto se quno è rimasto a leggere stà roba avrà certamente capito che sono un rompicoglioni.

Usare acciai a basso tenore di C quindi non significa di per se stesso avere elasticità della lama, per avere lame elastiche bisogna usare acciai con elementi che diano elasticità. (elasticità forse è un termine fuorviante in quanto un acciaio armonico lo si ottiene con rinvenimenti che noi coltellinai non possiamo permetterci….a meno che non si facciano lame per raccogliere fave
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! Il 15n20 è d’elezione un armonico ma non può essere armonico se ha durezza 58; tuttavia il Ni e il Si che ha in lega aiutano l’equilibrio del damasco )
Ci sono però dei problemi di compatibilità. La scuola americana consiglia di associare acciai con curva di tempra simile. Anche qui la cosa è abbastanza intuitiva: se durante il trattamento termico gli acciai si muovono (dilatano) in maniera diversa il damasco può distorcersi o addirittura fessurare. (La mia esperienza in questo non è ampia ma naturalmente ho provato a fare il contrario e il damasco è riuscito..).
Fare il damasco non è complicato ma – a differenza di quello che pensano molti remover – è più un fatto di testa che di muscoli.

Ma veniamo al motivo per cui mi sono iscritto al forum: un laminato si fa con acciai martensitici secondo Riccardo. E allora vi propongo la mia esperienza.
Takefu Suminagashi

È uno strato da 1,5 di white steel (1% C, 0,3% Cr, 0,7% Ni ) e 11 strati di acciaio a basso C per parte (io penso Fe puro) depositati non a caldo per evitare di togliere C al white steel già prima di venderlo. La forgia è consigliata ma la coperta è corta: devo usare poche calde per evitare la completa diffusione, se vado sotto gli 800 si rompe il white steel se vado sopra i 900 il grano si allarga.(e se la calda è breve riesco a lavorare poco). Inoltre nelle ultima calde sto decisamente verso gli 800 (forgia austenitica). Tempra da fabbri per ridurre i tempi. Se sono bravo il centro del tagliente sarà temprabile a 60 RC e la lama resistente agli urti xche gradualmente andando verso l’esterno la durezza si perde sino al Fe puro (che è praticamente una pappetta come durezza…). Uso la diffusione parziale per dare equilibrio alla lama, e il manto esterno non prende la tempra.
AEB-L con AISI 304
È una combinazione abbastanza diffusa, la prima ditta a proporre laminati con 304 è stata la norvegese Helle; in realta’ Nordell propone in vendita AEB per far damasco da almeno 10 anni. I bergamaschi conoscevano questa combinazione già nel 2007 xchè me ne parlarono a Feltre. Per il damasco inox la coperta è ancora più corta: la bollitura deve essere in assenza di ossigeno, il dissossidante + potente, sarebbe previsto il riscaldo in muffola, la T non è facilmente leggibile (i colori sono diversi), inoltre una combinazione ad alto tenore di C è molto difficile. Il 304 è un ottimo materiale, più duro e performante di un martensitico senza tempra (come nel caso di lame a tempra differenziata), La billetta di Luca è stata fatta in 4 calde, quindi la diffusione non è completa ma lo sarà dopo la tempra in muffola.( È stato provato il 420 MV ma salda con difficoltà. ) Se volete vedere qche lavoro – non mio ma di un grande fabbro di damasco -con questa combinazione
http://www.devinthomas.com/damascusSteel.cfm Nel prossimo post userò molte foto….questo post sembra un volantino politico degli autonomi dei miei tempi….